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Francia. Una seconda vita per alcuni immobili ecclesiastici

Apr 8, 2021 | Osservatorio News

Francia. Una seconda vita per alcuni immobili ecclesiastici - Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici

Una recentissima inchiesta di Radio France – in tema di immobili ecclesiastici – parte da Nantes per raccontare le numerose soluzioni di rigenerazione che vedono protagonisti, ogni anno, diverse decine di edifici religiosi in Francia.

 

LA LEGGE IN FRANCIA

Grazie alla normativa francese del 1905 i comuni oggi possiedono la maggior parte dei luoghi di culto ma, quando c’è una vendita, la Chiesa ha voce in capitolo. Il municipio deve infatti ottenere un accordo con il vescovo diocesano prima di avviare qualsivoglia progetto. Una volta trasferita la proprietà dell’immobile, il nuovo proprietario potrà poi anche rivenderla e non ci sarà più bisogno dell’approvazione del clero.

 

LA SITUAZIONE A NANTES

La Cappella Mondésir a Nantes è stata trasformata in uno spazio di lavoro condiviso. Una società ha infatti allestito un grande studio che attrae giovani professionisti. All’interno grandi tavoli di legno e comodi divani. Tutto intorno, il moderno si mescola alla storia del luogo. La navata è d’epoca, ma su di essa è appeso un enorme lampadario art déco.
Delle 60 postazioni, circa 40 sono occupate da lavoratori che non vengono tutti i giorni. Ma ce ne sono sempre di più. Questi uffici collettivi sono accessibili anche di notte per coloro che preferiscono lavorare in un’atmosfera più silenziosa.

 

LA COLLABORAZIONE DEGLI ENTI

L’intervento di Papa Francesco nel Duomo di Milano, in occasione dell’Annunciazione del Signore nel 2017, è un messaggio diretto ai responsabili dell’amministrazione e della gestione dei beni temporali appartenenti o riconducibili alla Chiesa. Il Santo Padre ha utilizzato questa espressione:

Per molti anni abbiamo avuto la tentazione di credere, e in tanti siamo cresciuti con l’idea che le famiglie religiose dovessero occupare spazi più che avviare processi, e questa è una tentazione. Noi dobbiamo avviare processi, non occupare spazi.

Si dimostra così di non nutrire alcun pregiudizio di natura ideologica sui cambiamenti dovuti all’inedita gestione di nuovi processi che coinvolgono gli immobili ecclesiastici degli Enti. In quest’ottica, la redazione francese riporta la testimonianza di Mons. François Renaud, vicario della Diocesi di Nantes:

Non siamo aggrappati alle nostre pietre. Ciò che conta, per usare un’espressione biblica, sono le pietre vive, cioè i membri della comunità. Le pietre che sono state usate per costruire la cappella non sono altro che pietre. Questi luoghi sono stati creati per far crescere l’uomo e per elevarlo.

Sempre secondo Mons. Renaud, nel corso degli anni, si sono presentati anche casi di edifici deviati da una destinazione più consona. Situazioni spiacevoli che, in circostanze circoscritte, hanno avuto l’intento esplicito di provocare i fedeli.

 

competenze settoriali di natura interdisciplinare

Questo succede quando ci si è affidati a professionisti senza etica, sensibilità e soprattutto competenza specifica in materia di valorizzazione del patrimonio immobiliare ecclesiastico.

Cogliamo l’occasione per rimarcare la strategica rilevanza dell’applicazione del modello delle 3C promosso dall’Osservatorio. Davanti a molteplici soluzioni socialmente ed economicamente profittevoli sarà necessario farsi assistere da esperti capaci per avviare un processo virtuoso e quindi rispettoso dei Carismi e della Missione degli Enti proprietari.

 

Riconoscimento editoriale: FranceInfo/Freepik.com

 

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