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L’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici: “Ut videamus”

Set 1, 2020 | Editoriali

Per riconoscere i segni dei tempi e poter discernere in tema di beni

Domine, ut videam. (Marco 10, 51) – Rabbunì, fa’ che io veda. Che veda chiaramente e che possa vedere oltre. Mi piace chiedere in questo modo. Ovviamente non si tratta di una capacità meramente “ottica” ma intellettuale. Fa’ che io sappia interpretare i segni dei tempi ed i tuoi disegni per capire qual è la missione di ciascuno all’interno della Chiesa che hai fondato e stabilito nella Tua Grazia. Nel chiedermi questo, penso anche al percorso formativo e professionale compiuto in tutti questi anni.
Domine ut videam, ut videamus, ut videant. Si tratta proprio di una richiesta che fa il cieco trovandosi con Gesù: “Fa’ che io veda”. L’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici nasce per vedere i segni dei tempi. Credo fosse indispensabile uno strumento che ci aiutasse a guardare chiaramente e poi “vedere oltre” nel settore dei beni ecclesiastici.

Perché tutto questo? Papa Francesco sogna una Chiesa povera per i poveri. Questo approccio non può essere tradotto in un pauperismo nichilista che intende disfarsi dei beni. Al contrario, ciò significa che tutto l’immenso patrimonio di beni mobili, immobili, di diritti, di risorse che il Popolo di Dio ha donato nel tempo alla Chiesa ai legittimi enti proprietari deve essere amministrato e gestito in maniera adeguata e nel rispetto del libro V del Codice di diritto canonico. In particolare, il canone 1254 recita che quei beni devono servire i fini propri che riguardano il culto divino e tutto ciò che mediante la liturgia ci consente di dare gloria a Dio attraverso i luoghi di culto; per il sostentamento del clero inteso anch’esso con un significato estremamente ampio con le diocesi, le parrocchie, tutti i membri delle Congregazioni religiose e infine le opere di carità con tutto l’immenso panorama dell’attuazione concreta delle opere di misericordia. Mi riferisco allo sconfinato orizzonte delle iniziative in tutto il mondo in ambito scolastico, educativo, formativo, culturale, assistenziale, sanitario e socio-sanitario. Le persone più bisognose, più povere e più sole sono state accolte attraverso operazioni di beneficenza e assistenza che hanno tracciato quel perimetro di misericordia che ha caratterizzato la Chiesa nei secoli. La risposta data alla povertà materiale, fisica e spirituale è impossibile da annoverare o descrivere compiutamente in poche righe. In ultima istanza, i beni sono quindi destinati a servire la missione della Chiesa: la salus animarum. La conoscenza della Verità è infatti diretta alla salvezza di tutti. Il dovere di rispettare tali finalità ci mette davanti a una gestione dei beni ecclesiastici che non può prescindere da alcuni fattori decisivi e necessari.

La riflessione può essere utilmente semplificata attraverso l’uso di tre “C”.
La prima è proprio la “Conoscenza” approfondita delle finalità alle quali i patrimoni sono soggetti ed ordinati.
La seconda “C” riguarda la “Competenza” intesa come interdisciplinarietà tra le molteplici capacità indispensabili per gestire correttamente i patrimoni. Oggi, più che mai, si richiedono spiccate competenze giuridiche, economiche, gestionali e tecniche affinché quei beni possano davvero servire le finalità.
La terza fondamentale “C” la riconosciamo nella “Collegialità”. Il diritto canonico e gli enti religiosi ed ecclesiastici sono permeati di collegialità. Nelle esperienze concrete, di fatto, questo indispensabile elemento non viene sempre vissuto alimentando personalismi, clericalismi, abusi di potere e anche mancanza di trasparenza, “doppie vite” e corruzione. Gli abusi sui minori e la cattiva gestione dei beni sono i temi che provocano le ferite più dolorose nel Popolo di Dio.

L’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici nasce come strumento indipendente per prevenire con largo anticipo ed evitare ogni possibile scandalo in tema di gestione dei patrimoni promuovendo una cultura positiva che costruisce ponti e favorisce il dialogo offrendo stimoli per gestire in maniera sana e trasparente i patrimoni e le eventuali trasformazioni. Non è infatti corretto qualificare genericamente i beni ecclesiastici come beni della Chiesa cattolica o tantomeno del Vaticano.
L’autonomia giuridica e patrimoniale degli enti religiosi ed ecclesiastici li riconosce come legittimi proprietari di questi beni. Vale la pena richiamare nuovamente il codice di diritto canonico che prevede anche il concetto di “patrimonio stabile”: mai come ora è in trasformazione perché destinato alla missione. Si tratta infatti di un patrimonio sempre più “dinamico” perché la missione dei singoli enti è “dinamica”.

L’Osservatorio Permanente dei Beni Ecclesiastici si occuperà di questo con grande attenzione perché c’è un evidente eccesso di patrimonio immobiliare non funzionale nella vecchia Europa (grandissime vecchie scuole, seminari, conventi, istituti) con costi di gestione altissimi. Tali immobili vanno, se possibile, messi a reddito o altrimenti venduti e con quella liquidità poter finanziare le finalità dell’ente in altre parti del mondo, per andare incontro a nuove modalità di contrasto delle povertà oppure per affrontare le ineludibili spese di assistenza ai confratelli o consorelle più anziani.

In ogni caso non è possibile abbandonare questi temi così delicati all’improvvisazione o, peggio, alla solitudine decisionale di collaboratori che non possono avere una formazione multidisciplinare. La gestione non può essere frutto del caso o del personalismo del momento di amministratori o di singoli professionisti che trattano i beni come se fossero di loro proprietà senza vivere le finalità dei singoli enti. Viviamo inoltre la consapevolezza che i beni ecclesiastici e le finalità alle quali sono ordinati vanno oltre l’esistenza terrena delle singole persone.

L’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici metterà alla luce l’urgenza di una vera e propria strategia patrimoniale. L’approccio non può più essere legato a uno sterile concetto di “conservazione” ma deve abbracciare la dinamicità della “gestione” per raccogliere le sfide di ogni epoca.
Sarà inoltre molto importante coinvolgere laici competenti. Lo stesso Papa Francesco ha voluto avvalersi in ambito economico-patrimoniale di fedeli laici preparati anche nei diversi dicasteri della Curia romana. Sarà inoltre fondamentale il contributo che sapranno dare le donne nell’ambito economico-finanziario nella Chiesa. Il Santo Padre ha infatti nominato recentemente donne estremamente competenti e con una formazione molto internazionale facendo risplendere il concetto di universalità che è proprio dell’essenza cattolica.

Avere una Chiesa povera per i poveri non significa congelare tutto quello che si possiede ma nemmeno sprecare secoli di storia, tradizione e di generosità di tante persone. L’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici creerà cultura patrimoniale e stimolerà le tre “C”: Conoscenza, Competenza nella gestione e Collegialità. Tutto questo per la finalità dei singoli enti religiosi ed ecclesiastici ma soprattutto per la missione della Chiesa di nuova evangelizzazione in un’ottica ampia, universale e molto improntata alla “corresponsabilità dei laici alla missione della Chiesa” così come disposta dal Concilio Vaticano II nella Lumen Gentium.

Ricordo che nel 2000 scrissi una tesi in diritto patrimoniale canonico che intitolai proprio “Gestioni patrimoniali integrate per le finalità istituzionali della Chiesa: il contributo dei laici alle iniziative apostoliche nella Chiesa”. Venti anni fa sarebbe stato forse prematuro ma oggi questa specifica sensibilità si è trasformata in un’esigenza ed ho deciso di fondare l’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici proprio per contribuire a creare una dinamica di corretta gestione del patrimonio capace di tracciare, insieme alle Università pontificie, ai professionisti e agli amministratori degli enti, un percorso positivo per perseguire il bene della Chiesa in maniera più efficace e con rinnovato spirito di servizio.

Dott. Antonio Sanchez Fraga

Fondatore dell’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici
Economista, laureato in Diritto Canonico con Master e formazione specifica nella Gestione di Beni Ecclesiastici.

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