Nell’Enciclica “Fratelli tutti” il Pontefice ha portato, ancora una volta, alla ribalta il tema dei migranti. Un monito alla comunità ecclesiastica perché dia l’esempio di una Chiesa che aiuti il prossimo. Un messaggio di accoglienza raccolto prontamente dalla congregazione Cattolica di Catania.
Papa Francesco ha rinnovato, anche nell’ultima Enciclica “Fratelli tutti” pubblicata pochi giorni fa, l’invito all’aiuto dei più bisognosi.
Ed è una costante nei temi d’attualità che, negli ultimi anni, chi più abbisogna d’aiuto e accoglienza siano i migranti. Persone disperate, che cercano rifugio da guerre, persecuzioni di ogni tipo o da catastrofi naturali. Piaghe terribili che, spesso, vedono i popoli del mondo industrializzato, e soprattutto i loro rappresentanti politici, rispondere con menefreghismo o addirittura avere responsabilità dirette coi drammi di questi popoli.
L’esempio della comunità di Catania
È qui che la Santa Chiesa deve ergersi ad esempio e dare aiuto e conforto a chi lo chiede, come messaggio di comunione e fratellanza.
Le suore Serve della Divina Provvidenza di Catania si sono perciò prodigate a far riscontrare le azioni alle sterili parole. Grazie all’aiuto dell’Elemosineria apostolica hanno deciso di offrire in comodato d’uso gratuito il loro stabile in via della Pisana, a Roma. Facendone così una dimora d’accoglienza per i rifugiati, specie per le donne con minori o quelle che, sole, affrontano l’avventura di vivere in un paese nuovo. E, purtroppo, per molti versi ancora ostile. Nuclei familiari in ricerca disperata d’aiuto, che hanno lasciato tutto per ricercare la speranza in terre che speravano più accoglienti.
Una Chiesa che aiuta
La struttura romana potrà ospitare 60 persone che potranno, nei loro primi mesi in Italia, considerare la casa come un porto sicuro mentre affronteranno le ovvie difficoltà che si trovano durante l’inserimento in un contesto nuovo.
Scopo dell’iniziativa, oltre a dare loro sicuro rifugio, è quello di permettere agli ospiti di iniziare dei percorsi lavorativi e alloggiativi che gli permettano un’indipendenza economica.
La Comunità di Sant’Egidio
Sarà compito della Comunità di Sant’Egidio aiutarli nel loro cammino. Comunità, questa, che fin dal 2015 ha stabilito un corridoio umanitario stabile coi rifugiati siriani, somali e coi disperati che nella loro fuga si sono ritrovati bloccati nell’isola di Lesbo. Con la strada sbarrata verso la salvezza da un mondo che li ha rigettati, per gioghi politici e bellici più grandi di loro. E che li hanno visti privati di tutto, in terre a loro straniere. Grazie all’instancabile operato della Comunità di Sant’Egidio si sono salvate, finora, 2600 persone, molte delle quali minori. Persone che hanno poi completato un itinerario che li ha portati all’integrazione e a diventare membri attivi della società.
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