L’Italia solidale è quella che non fatta solo di sprechi e egoismo. C’è una parte del nostro paese che non si arrende alla crisi e, invece, cerca di ripartire dalla solidarietà e dalla forza dell’amore per il prossimo in difficoltà, grazie anche all’8xmille.
Questa del Covid-19 è una delle crisi più grandi che abbiano investito il mondo come lo conosciamo.
E il sistema consumistico basato sul materialismo e l’accumulo dei beni si è ritrovato d’improvviso nudo e travolto dagli eventi.
In una società nella quale chiunque vacilla, dal più potente al più povero, chi alla fine risente della crisi in maniera più devastante è la massa di persone meno abbienti.
Quelle più esposte alle difficoltà e che, già in precedenza, non riuscivano a far fronte ai problemi economici.
C’è un’Italia solidale
Ma la CEI, la Conferenza Episcopale Italiana, non è stata ferma a guardare.
E con uno stanziamento record di 237,9 milioni di euro ha prontamente avviato centinaia di iniziative volte a dare sostegno ai più bisognosi. E, in generale, a tutte le comunità colpite da questo evento epocale. Uno stanziamento proveniente dai fondi straordinari dell’8xmille destinato alla Chiesa cattolica.
A tale scopo è sicuramente interessante sottolineare l’impegno rivolto a sovvenzionare tutte le strutture sanitarie e gli ospedali italiani. Infatti, grazie a una somma pari a 8 milioni e mezzo, potranno aiutare a coprire il fabbisogno di attrezzature e materiale.
Fabbisogno che, con il perdurare della situazione, diventa sempre più urgente e carente.
Una crisi senza precedenti
Per chi, invece, nel territorio, non è stato colpito dalla malattia ma dalla conseguente crisi economica dovuta al lockdown, l’assemblea permanente dei vescovi italiani ha stanziato un fondo di 210 milioni.
Fondi che saranno elargiti a tutte le diocesi e le comunità, perché potessero intervenire sul territorio in modo da provvedere al sostentamento di tutte le famiglie coinvolte. A questo fondo si aggiunge anche il sostentamento alle Caritas italiane, per far sì che questi enti potessero continuare le loro opere umanitarie senza difficoltà. Nonostante l’aumento vertiginoso delle richieste di “nuovi poveri” causati dalla pandemia, che hanno raggiunto il considerevole numero di quasi 40000.
Sempre in quest’ottica è d’uopo segnalare i 56000 e più pasti consegnati a domicilio in tutto il territorio a chi non poteva uscire di casa e i quasi 4000 posti letto destinati sia alle persone che dovevano affrontare la quarantena ma non disponevano di una dimora fissa che ai membri sanitari e della protezione civile. Che, altrimenti, avrebbero dovuto effettuare trasferte per poter adempiere al loro compito.
Emergenza all’estero
Infine è giusto citare anche l’impegno nei confronti dei paesi in via di sviluppo, ai quali sono stati destinati 9 milioni da utilizzare soprattutto per le scuole e per gli ospedali
Uno sforzo per far sì che si affronti in maniera tempestiva la malattia e le sue conseguenze.
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