Si chiama “Dio e il mondo che verrà” (Edizioni Piemme-L.E.V.) ed è il nuovo libro-intervista di Papa Francesco con il vaticanista de “La Stampa” Domenico Agasso. Le anticipazioni pubblicate sulla prima pagina del quotidiano di Torino mettono al centro due pilastri: ecologia e solidarietà.
«Il mondo non sarà più come prima». La drammatica presa di coscienza del Santo Padre ci invita ad agire per cambiare urgentemente il paradigma in una fase di svolte epocali. «La via per la salvezza dell’umanità passa attraverso il ripensamento di un nuovo modello di sviluppo», afferma il Pontefice che auspica una «svolta economica verso il verde».
Il momento delle scelte radicali
Papa Francesco ci esorta a rinnovare la nostra mentalità attraverso un nuovo modo di guardare alla Casa comune:
«Se non ci tiriamo su le maniche e non ci prendiamo cura immediatamente della Terra, con scelte personali e politiche radicali, con una svolta economica verso il “verde” e indirizzando in questa direzione le evoluzioni tecnologiche, prima o poi la nostra Casa comune ci butterà fuori dalla finestra. Non possiamo più perdere tempo»
Il Santo Padre si spinge oltre sostenendo la necessità di correggere i nostri comportamenti: «Cambiando gli stili di vita che costringono milioni di persone, soprattutto bambini, alla morsa della fame potremo condurre un’esistenza più austera che renderebbe possibile una ripartizione equa delle risorse».
I 4 CRITERI PER UNA FINANZA ETICA E RESPONSABILE
Il Pontefice è particolarmente attento agli equilibri economici e sulla finanza afferma: «Se si riuscirà a sanarla dalla mentalità speculativa dominante e ristabilirla ‘con un’anima’, secondo criteri di equità, si potrà puntare all’obiettivo di ridurre il divario tra chi ha accesso al credito e chi no».
«Se un giorno non troppo lontano ci saranno i presupposti per cui ogni operatore investirà seguendo principi etici e responsabili, si otterrà il risultato di limitare il supporto a imprese dannose per l’ambiente e per la pace». Perché oggi, «nello stato in cui versa l’umanità, diventa scandaloso finanziare ancora industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi e alla promozione degli ultimi, e che penalizzano il bene comune inquinando il Creato»
La concretezza di Papa Francesco indica esplicitamente i 4 criteri per scegliere quali imprese sostenere: «Inclusione degli esclusi, promozione degli ultimi, bene comune e cura del Creato».
UN NUOVO MODELLO DI SVILUPPO
Papa Francesco non smette di denunciare l’ipocrisia di un mondo indifferente davanti alle enormi risorse dirottate verso il settore bellico: «Non è più sopportabile che si continuino a fabbricare e trafficare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbero essere usati per curare le persone, salvare vite».
Il Santo Padre analizza e collega i fenomeni che feriscono l’umanità:
«Non si può più far finta che non si sia insinuato un circolo drammaticamente vizioso tra violenze armate, povertà e sfruttamento dissennato e indifferente dell’ambiente. È un ciclo che impedisce la riconciliazione, alimenta le violazioni dei diritti umani e ostacola lo sviluppo sostenibile»
Il Pontefice ci sprona a superare questo momento perché «ciò che sta avvenendo può risvegliare tutti. È tempo di rimuovere le ingiustizie sociali e le emarginazioni. Se cogliamo la prova come un’opportunità, possiamo preparare il domani all’insegna della fratellanza umana, a cui non c’è alternativa, perché senza una visione d’insieme non ci sarà futuro per nessuno».
La lotta costante del Papa nel contrasto della “cultura dello scarto” non risparmia nemmeno la crisi:
«Teniamo tutti bene a mente che c’è qualcosa di peggio di questa crisi: il dramma di sprecarla. Da una crisi non si esce uguali: o usciamo migliori o usciamo peggiori».
Immagine: La Madonna e santi nel giardino del Paradiso (Paradiesgärtlein), ignoto Maestro dell’alto Reno, 1410 circa, tecnica mista su tavola, Städelsches Kunstinstitut, Francoforte.