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Scandalo Vaticano dell’acquisto del palazzo a Londra? Evitabile con le 3C dell’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici

Set 26, 2020 | Editoriali

Chi siamo noi per giudicare? Nessuno. Tuttavia, dal nostro Osservatorio possiamo riflettere su quanto avvenuto e trarre alcune considerazioni affinché non abbiano a ripetersi casi ed eventi che feriscono tanto dolorosamente il Popolo di Dio e che danneggiano l’immagine della Chiesa nel mondo.

Innanzitutto manifestiamo la nostra totale unità e vicinanza a Papa Francesco ed alla Sua Missione ma anche al Suo instancabile impegno per la Trasparenza e per la Giustizia prendendo l’iniziativa anche quando i provvedimenti da adottare si rivelano particolarmente ardui. Al contempo, in questo articolo, vorremmo sottolineare che oramai gli anticorpi iniziano a funzionare dall’interno con meccanismi di controllo e tutela.

Premesso quanto sopra, non finisce di sorprenderci come mai si commettano così tanti errori insieme nella gestione di investimenti che dovrebbero essere guidati dalla prudenza e dall’eticità tenuto conto della finalità della Chiesa e della Sua Missione.

Il punto saliente non è l’opportunità o meno di investire in un palazzo a Londra da valorizzare e mettere a reddito. L’operazione, di fatto, potrebbe rientrare in un’ottica di diversificazione del cosiddetto “assets allocation“ – composizione del portafoglio – sempre che l’investimento fosse stato deciso con Collegialità, ad un prezzo congruo, mediante l’utilizzo di un veicolo adeguato e attraverso il supporto di consulenti competenti e trasparenti.

In questo caso, purtroppo, nessuna delle nostre 3C è stata rispettata: Conoscenza, Competenza e Collegialità sono mancate completamente. Al contrario, emerge tanta opacità, incompetenza, protagonismi vari ed interessi personali.

Vale la pena rammentare che, nel diritto canonico, la prassi di governo nella Chiesa è permeata di Collegialità. Assistiamo invece al mancato rispetto delle regole e delle procedure e ci troviamo con casi di persone sole al comando o cortocircuiti che consentono di eludere le più basiche norme di buon governo. Potremmo quindi citare San Gregorio Magno e la sua “Corruptio optimi pessima” per ricordarci, nella concretezza che ci è propria, che non c’è niente di peggio della corruzione di chi dovrebbe aspirare ad essere il migliore. Infatti, quando qualcuno chiamato ad essere santo si corrompe e agisce con la logica della “doppia vita”, seguendo interessi personali, guidato dalla vanità e, spesso, anche con ingenua superficialità causa danni immensi a livello economico ma, ancora di più, macchia irrimediabilmente l’immagine della nostra Madre Chiesa provocando scandalo nei fedeli e nelle persone di buona volontà. Portiamo nel cuore il monito di Gesù: “Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare”.

L’Osservatorio Permanente sui Beni ecclesiastici vuole contribuire a creare una cultura patrimoniale nella Chiesa capace di favorire buone pratiche, la Conoscenza dei beni destinati ai fini propri, la Competenza nella gestione ed amministrazione di questi beni e la Collegialità nei processi decisionali e di governo affinché si possa urlare con un grido di speranza e fiducia: Mai più casi come questo! Viva la trasparenza voluta da Papa Francesco e la sana Collegialità nella gestione dei beni destinati alla Missione della Chiesa, al Culto, al sostentamento del clero, alle opere di carità, all’assistenza, alla lotta alle nuove e vecchie povertà ed alla nuova evangelizzazione del Mondo.

Dott. Antonio Sanchez Fraga

Fondatore dell’Osservatorio Permanente sui Beni Ecclesiastici
Economista, laureato in Diritto Canonico con Master e formazione specifica nella Gestione di Beni Ecclesiastici.

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