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L’Obolo di San Pietro

Set 22, 2020 | Casi Virtuosi

Osservatorio Beni Ecclesiastici - L'Obolo di San Pietro

L’Obolo di San Pietro era previsto inizialmente per il 29 Giugno, ma il Santo Padre ha deciso che quest’anno venga posticipato al 4 Ottobre a causa della pandemia.
Una data molto cara al Pontefice, dato che è il giorno dedicato a San Francesco d’Assisi.

In quest’anno così particolare anche le tradizioni secolari possono subire delle variazioni significative.
Tra esse vi è il rinvio del tradizionale Obolo di San Pietro, storicamente posto a calendario alla fine di Giugno, per commemorare i Santi Pietro e Paolo.
Quest’anno il Pontefice si è visto costretto a posticipare l’evento a inizio Autunno, nel 4 Ottobre tanto caro al Papa perché giorno dedicato a San Francesco.

Una pratica storica

L’Obolo di San Pietro è una pratica che trae origini sin dalle Sacre Scritture.
Nel Vangelo di Luca leggiamo: «Gesù se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Màgdala, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni» (Lc 8, 1-3).
Una richiesta di partecipazione concreta, quindi, anche a livello economico, che ogni buon cristiano deve accogliere per aiutare la comunità ecclesiastica.
Partecipazione promossa anche dallo stesso San Pietro nelle sue lettere ai Corinzi.

Nella storia e per la storia

Nei secoli l’Obolo ha preso forma, divenendo una piccola donazione – come dice il nome – offerta dai credenti per collaborare ai bisogni della comunità.
Una beneficenza dedicata al Santo Padre perché possa provvedere alle necessità della Santa Chiesa.
A San Pietro, e ai suoi successori alla Santa Sede, viene perciò dedicato quest’Obolo.
E dal VII secolo, dall’evangelizzazione degli anglosassoni quindi, questa tradizione si protrae fino ai giorni nostri.
Una tradizione che si erge come contributo di attenzione e riconoscenza al Papa, tale da dimostrargli unità d’intenti e corresponsabilità ecclesiastica.

Un popolo che forma Dio

“Il cristiano non è una persona isolata, appartiene ad un popolo: questo popolo che forma Dio. Non si può essere cristiano senza tale appartenenza e comunione. Noi siamo il popolo: il popolo di Dio”

Nell’Angelus della Santissima Trinità, tenuto il 27 Maggio 2018, le ferme parole di Papa Francesco servono da monito alle comunità cristiane.
Parole che richiamano all’unità, al sacrificio e al sostengo degli uni verso gli altri.
Perché “Gesù ci insegna il servizio, come strada del cristiano. Il cristiano esiste per servire, non per essere servito”.
E ci sono le opere a sostegno del messaggio papale, che sono state costruite grazie ai fondi raccolti con l’Obolo.

Aiuti in Italia

A Roma, nel quartiere di Trastevere, vi è ad esempio la prima “farmacia di strada” della città capitolina, a due passi da Regina Coeli.
Un’iniziativa promossa dall’associazione Medicina Solidale che, grazie anche all’aiuto dei volontari del carcere adiacente e ai locali a loro adibiti, già gestivano l’ambulatorio San Francesco.
Il progetto sperimentale ha portato alla consegna di quasi 9 mila confezioni di medicinali – per un valore di 90 mila euro – a tutte le persone svantaggiate ed escluse dall’assistenza sanitaria.
Un aiuto essenziale per chi aveva bisogno di antipiretici, analgesici, antipertensivi e medicinali gastrointestinali, oltre a coloro che avevano necessità di cure farmacologiche prolungate.

Aiuti all’estero

Anche all’estero sono tante le opere caritatevoli finanziate con l’Obolo di San Pietro: in Grecia il Papa ha donato 100 mila euro a Caritas Hellas per sostenere l’associazione nell’aiuto ai migranti politici siriani.
Mentre in Albania vari contributi da centinaia di migliaia di euro hanno aiutato la popolazione duramente colpita dal terremoto del 25-26 Novembre a Durazzo.
Significativi anche gli aiuti alla popolazione duramente colpita dalla guerra civile in Ucraina, senza curarsi di alcuna distinzione religiosa, etnica o di confessione.
16 milioni di euro, nell’arco di due anni, saranno destinati a coloro che hanno perso tutto in questa tremenda guerra scoppiata nel 2016.
E che vede spesso l’occidente indifferente.

Riconoscimento editoriale: obolodisanpietro.va / Shutterstock.com

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