Il Governo Italiano discrimina il Terzo Settore, quello del “Non Profit”, escludendolo dall’Ecobonus.
La recente normativa sul Superbonus al 110% (Decreto Rilancio – D.L. n.34/2020 convertito con modificazione con la Legge 17 luglio 2020, n. 77) sta creando tante aspettative di sviluppo sostenibile. Aspettative di recupero, rigenerazione, riqualificazione ed efficientamento energetico del tessuto immobiliare abitativo su tutto il territorio nazionale. Peccato che la norma sia monca, anzi discriminatoria, arrivando anche a configurare profili di illegittimità costituzionale.
Perché la normativa è monca per le “Non Profit”.
I provvedimenti in parola sicuramente nascono con un focus sulle abitazioni private. Le singole unità immobiliari residenziali, infatti, così come i condomini, di fatto per accedere al Superbonus devono fare un salto di almeno due classi energetiche tra interventi trainanti e trainati. Come previsto proprio dall’articolo 119 del Decreto Rilancio, d’altronde.
Questa legislazione è stata emanata al fine di contribuire al risparmio energetico e per riattivare il settore edilizio. Dare perciò una smorzata a tutta la filiera dell’immobiliare e quindi creare occupazione e ammodernare il Paese, che ne ha tanto bisogno. Tuttavia, come spesso accade, è venuta a mancare visione e conoscenza specifica della composizione del patrimonio immobiliare del Bel Paese.
Le abitazioni private sono catastalmente inserite nelle categorie A/2 o A/4 nel caso di appartamenti ed A/7 se si tratta di ville. I provvedimenti sono inoltre strutturati per unità immobiliari concentrandosi sulle dimensioni di unità abitative familiari.
Cosa manca quindi?
Sono assenti tutti i grandi complessi immobiliari che fanno parte delle infrastrutture portanti del Paese e del vivere sociale. Come, ad esempio, gli edifici scolastici ed universitari, le strutture sanitarie e socio sanitarie, le strutture sportive, i luoghi di culto e le residenze collettive. Tradotto in altri termini: milioni di metri quadri di edifici di grandi dimensioni da efficientare urgentemente. Sono proprio i grandi volumi a consumare tanta energia – categorie catastali B/1, B/5, E/7 e D/8 – per non parlare poi del settore turistico ricettivo con destinazioni D/2 ed altre.
La gran parte di questi edifici sono proprietà di Enti Morali, Enti senza finalità di lucro, il cosiddetto Terzo Settore di cui fanno parte anche gli Enti Ecclesiastici e tutti gli enti “Non Profit”. Innegabile la rilevanza strategica nel Paese di tali realtà.
La discriminazione degli enti “Non Profit”.
Gli “Enti del Terzo Settore” hanno tanto bisogno di essere sostenuti e vorrebbero poter usufruire del credito d’imposta. Sia per poterlo utilizzare nei propri pagamenti degli F24 che per cartolarizzarlo e reperire quelle indispensabili risorse finanziarie. Con l’esplicita finalità di far fronte a spese ed oneri per interventi di riqualificazione energetica dei propri immobili. Immobili destinati a finalità educative, sanitarie, assistenziali, sociali, benefiche, culturali e sportive.
Non è discriminatorio escludere tutto questo ampio mondo, che si occupa del Bene Comune e degli altri, perché non sono persone fisiche bensì persone giuridiche senza fini di lucro?
Non è miope non tener conto delle scuole paritarie e private, delle case di riposo per anziani, delle case di cura, delle parrocchie, dei centri culturali in periferia, dei centri sportivi, dei luoghi dove si fa accoglienza a chi ne ha più bisogno?
Il nostro appello.
Non solo è miope ma, a nostro modesto parere, è anche anticostituzionale perché in evidente contrasto con lo spirito e con la norma della Costituzione stessa. Occorre intervenire per correggere questa grave mancanza. Lo sviluppo integrale e sostenibile dell’Italia non può essere sacrificato in questa fase così delicata. Da questo nostro appena nato Osservatorio chiediamo di alzare la voce a chi è più grande e forte di noi. Al mondo delle associazioni, delle scuole, della sanità, dell’assistenza sociale. Nonché alle Istituzioni come la Conferenza Episcopale Italiana, ai media che si occupano del Non Profit, ai quotidiani cattolici e ai tanti siti online dedicati a questi ambiti e settori.
Promuoviamo una sostanziale modifica in senso estensivo della norma. Affinché si possa includere la possibilità di usufruire in pieno al 110% del credito di imposta per tutti gli Enti Morali, Enti senza fini di lucro, Enti Ecclesiastici proprietari di immobili non solo a destinazione d’uso abitativa bensì residenze collettive, scuole, case di riposo, residenze universitarie, centri culturali, teatri e i centri sportivi. Non possono e non devono essere dimenticati quei centri di aggregazione sociale dove conviviamo, ci educhiamo, ci curiamo, ci divertiamo e dove si forma la nostra personalità sociale.
Sono queste le infrastrutture immobiliari del Paese che hanno bisogno di essere efficientate per il Bene Comune.
Antonio Sanchez Fraga
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