A cinque anni dagli accordi di Parigi ancora poco è stato fatto, a livello mondiale, per rispettarne i parametri. Papa Francesco ha perciò voluto dare l’esempio attraverso una strategia che coinvolgerà l’intero territorio vaticano perché si arrivi al risultato di ridurre le emissioni di anidride carbonica a zero entro il 2050.
Ormai non è un mistero che uno degli obiettivi principali di questo periodo del mandato del Pontefice sia la preservazione del creato. Papa Francesco, infatti, partendo dall’enciclica Laudato Si’, ha posto le basi per un impegno ecologista sempre più pressante nel suo ministero pontificio.
Nel corso degli ultimi 5 anni, e nonostante la pandemia che ha sconvolto i programmi dell’ultimo anno, tantissime sono state le iniziative in merito promosse. Iniziative proposte sia dal Santo Padre che dai suoi collaboratori più stretti.
L’intervento al summit, 5 anni dopo Parigi
Nel corso dell’High Level Virtual Climate Ambition Summit, incontro organizzato dalla Francia e la Gran Bretagna con la partnership di Cile e Italia, Francesco è intervenuto con un video-messaggio.
Il Summit è stato organizzato a cinque anni dagli accordi ratificati a Parigi nel 2015. Accordi volti a raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero. Partendo da questo presupposto il Papa ha voluto annunciare che il Vaticano si sta attrezzando per raggiungere l’obiettivo, sottoscritto dalle potenze mondiali, entro i suoi confini. Una strategia atta a realizzare due obiettivi imprescindibili, il primo tra questi sarà quello di annullare le emissioni di anidride carbonica prodotte dall’uomo entro il 2050. Successivamente sarà necessario un impegno concreto nella promozione di un’educazione all’ecologia integrale.
Emissioni zero: come saranno raggiunte dal Vaticano?
La sala stampa dell’Ufficio Vaticano, successivamente all’intervento del Santo Padre, ha dato ulteriori informazioni in merito alla realizzazione dell’obiettivo.
Lo Stato della Città del Vaticano ha iniziato sin da subito progetti volti a ridurre le emissioni di gas serra. In modo da valorizzare le fonti del loro assorbimento tramite la riforestazione dei territori.
Si ottempererà, quindi, a un miglioramento della gestione ambientale valorizzando l’utilizzo razionalizzato di acqua e energia, la riqualificazione del parco mezzi di viabilità e del patrimonio tecnologico. Arrivando anche al rimboschimento e al riciclo dei rifiuti. Obiettivi già perseguiti dal Vaticano.
Già da tempo, infatti, lo stato pontificio si è attrezzato riguardo le più innovative pratiche ambientali. Realizzando, ove possibile, impianti fotovoltaici e di solar-cooling e riqualificando le centrali termiche in dotazione. In modo da ottenere migliori performance in termini di efficientamento energetico, pur azzerando le emissioni inquinanti. Forte anche l’invito ai residenti per incentivare il consumo responsabile e il riciclaggio dei rifiuti tramite raccolta differenziata. Riciclaggio che, in cinque anni, è passato dal 42% di differenziazione al 65%.
Ci si può accontentare di questi risultati?
Nonostante l’opera di buona volontà, però, questo impegno non è ancora sufficiente. Per raggiungere l’obiettivo prefissato dal Papa, infatti, bisognerà puntare alla formazione e l’educazione a una cultura ecologicamente etica.
Una “cultura della cura”, un impegno all’educazione dei giovani alla promozione di uno stile di vita più attento all’ecologia e alla cultura dello sviluppo sostenibile. Un impegno che sia centrato sulla fraternità e sull’alleanza tra il genere umano e l’ambiente.
In modo da cementificare l’impegno profuso negli ultimi anni e da creare una nuova coscienza che non faccia commettere gli errori delle generazioni precedenti.
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